Digione è conosciuta da tutti per essere la capitale della Borgogna come dire anche uno dei centri più importanti al mondo per il vino. Ma Digione ha un’altra particolarità è un centro importante per la diffusione della cultura italiana. Qui da 17 anni vive e opera Vincenzo Cirillo regista autore teatrale e fondatore di due eventi come il festival Italiart ,giunto quest’anno alla 15esima edizione, e il “Cinemavoce”, rassegna di cinema italiano che quest’anno arriverà alla nona edizione. Vincenzo è nato, e ha vissuto tutta la prima parte della sua vita, a Torre del Lago il paese che ha ospitato Giacomo Puccini e che è sede di un importante festival lirico dedicato al Maestro. Fonda una sua compagnia “L’Ombra di Peter” con la quale ha iniziato una importante attività nel teatro sperimentale arrivando a creare il Mala Strana festival, “lo chiamai così in onore del quartiere degli artisti di Praga ” ci racconta Vincenzo. Una attività intensa durante la quale Vincenzo porta i suoi spettacoli in tutta Europa sino a che, nel 2003 , lascia l’Italia per trasferirsi in Francia.
“Mi piaceva l’idea di provare a lavorare qui e per farlo devi trasferirti altrimenti è difficile che tu sia preso in considerazione”
D’altra parte per chi opera nella cultura spesso la Francia è vista come una sorta di Mecca.
“Quando sono arrivato in Francia c’erano le prime manifestazioni degli intermittenti.* (una situazione ancora calda tutt’oggi ndr). I problemi ci sono anche qui ma è differente. Una piccolezza dà l’idea di questa differenza. In Italia quando andavamo in tournée o nei Festival capitava di dormire in un buon albergo e mangiare al ristorante ma anche di dormire su materassini in appartamenti sfitti dati agli organizzatori e mangiare con buoni pasto. Intendiamoci, tutte esperienze belle soprattutto per uno come me che scrive i propri spettacoli per cui il contatto con le persone e con la vita di tutti i giorni è fondamentale. Quando venivamo in Francia si capiva che l’artista, il teatrante è considerato un lavoro e quindi dovunque andassimo avevamo una ospitalità degna. La differenza è propria nella considerazione del lavoro di artista. C’è poi un’altra differenza. Io qui ho potuto fare molte cose: un festival di cultura italiana, una rassegna di cinema italiano, spettacoli, collaborazioni internazionali. Ecco a parte invertite, se fossi stato un francese che avesse fatto questo in Italia, sicuramente dalla Francia avrei avuto proposte, richieste per fare progetti, collaborazioni. La Francia è orgogliosa dei suoi artisti da noi invece niente nessuna proposta nessun invito. Niente di niente.”
Vincenzo è un vulcano. Non solo autore e interprete dei suoi spettacoli, non solo fondatore di festival. Vincenzo ha, in questi anni, partecipato a progetti internazionali di fotografia. Digione è gemellata con molte città e in alcune di esse Vincenzo ha fatto visita con un fotografo e insieme raccontato l’anima della città. Vincenzo costruisce dei veri tableaux vivent, lavorando spesso con personaggi rappresentativi delle città che poi l’occhio del fotografo cattura. Immagini che sono ancora più suggestive perché stampate su pannelli di alluminio di grande formato. . Un rapporto quello con il mondo dell’immagine che si rafforza con “gli Italiani di Père Lachaise ” Un fumetto di cui è autore dei testi per i disegni di Virginio Vona. Una vera graphic novel, in fase di lavorazione, dedicato agli Italiani, ospiti del famoso cimitero parigino, voluto dalla Farnesina per raccontare la storia dell’emigrazione Italiana. “Un lavoro in sinergia con Vona che mi assorbe moltissimo, ho cambiato il testo e i dialoghi una infinità di volte.”
Un impegno che certo non può sostituire lo spettacolo dal vivo un vero vulnus per Vincenzo.
“Dal punto di vista economico tutto sommato abbiamo tenuto. Almeno qui da noi a Digione le compagnie, gli artisti che avevano impegni con l’ente pubblico hanno visto riconosciuto le proprie spettanza anche se non è stato possibile portare a termine i progetti. Il disastro è l’impoverimento sociale. I teatri sono luoghi fondamentali per la crescita di una comunità. Averli chiusi è un sacrilegio. Sono luoghi sicuri dove si possono prendere tutte le misure di contenimento e prevenzione possibili. Cosi in questo periodo ho fatto una cosa che non ho mai voluto fare. Tutti i giorni ho molte persone che chiedono quando e come sarà possibile vedere gli spettacoli. Quindi siccome è possibile fare le prove ho deciso, anche se normalmente sono contrario, di far assistere alle prove a 5, 6 persone alla volta. Veramente la chiusura dei luoghi di cultura non ha senso. Spero di poter realizzare il Festival (a marzo ndr) in cui questo spettacolo dovrebbe debuttare il 30 marzo”
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*Sono lavoratori del mondo dello spettacolo e dalla cultura: attori, cantanti, fotografi, ma anche videomaker, registi, montatori, tecnici del suono, musicisti, circensi… Tutti coloro che contribuiscono all’industria culturale e che sono, per la natura stessa di questi mestieri, spesso e volentieri precari. Gli intermittenti beneficiano di un regime fiscale particolare nato nel 1936. Un datore di lavoro può assumere questi lavoratori con contratti a durata determinata, anche molto corti, e rinnovabili per diversi anni: fatto, questo, che non sarebbe consentito all’interno dei regimi classici. Tra i due contratti lo Stato con i sussidi di disoccupazione, “paga” al lavoratore lo stipendio (o la differenza tra lo stipendio e quello che ha lavorato durante il mese).
GF