Si fa presto a dire sviluppo

ScreenHunter_1635-Apr.-10-11.54Pochi giorni fa è uscito il rapporto di Michael Porter sul Social Progress Index.

Porter ( università di Harvard)  ha messo appunto questo indice lavorando verso un superamento del  PIL come strumento per misurare il benessere delle nazioni.

Fra i 58 parametri che sono presi in considerazione, per la costruzione dell’indice, vi sono: tutela dell’ecosistema, sicurezza, sanità, libertà politica e d’espressione, accesso a educazione e risorse, corruzione.

Si vede dunque come in questo indice rientrino concetti che, nei paesi dove si pensa che solo la crescita economica sia la panacea di tutti i mali, normalmente sono nei fatti   scarsamente presi in considerazione.

Una visione che porta a sorprese come ad esempio la posizione in classifica degli Usa che sicuramente è al primo posto nel mondo per grandezza di PIL ma è al 16 ( su 133 paesi presi in considerazione) nel Social Progress Index;

Prima di raccontare la classifica 2015, e soprattutto la situazione italiana, vale la pena sotto lineare 3 elementi che vengono evidenziati dalla ricerca:

Il primo, è possibile ottenere un elevato livello di progresso sociale con un livello di reddito relativamente modesto.

Il secondo, il progresso si basa su una struttura politica efficace piuttosto che sulla la dimensione dell’economia ( e qui si capisce perché per l’Italia si metta male).

Il terzo,un maggior  reddito non portare a un migliore tenore di vita, una volta che è andato al di là di un certo punto.

E ora vediamo la classifica 2015. Prima e seconda Norvegia e Svezia ( lo scorso anno prima Svezia e seconda Norvegia) e per sottolineare la prevalenza europea, dove non a caso esiste un servizio di welfare efficiente, nei primi 10 posti ci sono 7 paesi europei ( l’italia ovviamente no) e tre extraeuropei ( Nuova Zelanda 5, Canada 6, Australia 10).

Gli Stati Uniti sono al 16 posto perchè  la ricchezza non corrisponde al benessere della popolazione, ad un miglioramento dell’istruzione o a maggiori misure di sicurezza. Per fare un esempio  gli USA sono al 38esimo posto per la mortalità infantile e il 55esimo per le mamme morte di parto.

E veniamo a noi, abbiamo perso 2 posti eravamo 29esimi  e siamo 31esimi ( dietro per esempio a Slovenia, Cile, Costarica)

Alcuni punti di debolezza: il trattamento delle acque post utilizzo, con una pagella pessima per quanto riguarda le reti fognarie e la loro gestione ed anche le attività di depurazione ( mentre abbiamo una buonissima posizione per l’accesso all’acqua).

La corruzione siamo 52esimi su 133 e come direbbe e Gregori non c’è niente da capire

Un po’ a sorpresa anche la cattiva posizione su i suicidi 5,8 su 100mila che ci fa piazzare a metà classifica, siamo anche 80esimi sull’uso di contraccettivi ( dietro il Laos per esempio)

Male anche per obesità ( più del 17%), studenti fuori corso, attenzione all’ambiente, accesso ad internet 46esimi ( ma siamo nei primissimi posti per abbonamenti  ai cellulari 1,59 a testa)

La cosa che, almeno personalmente, fa pensare oltre al livello di criminalità percepito che ovviamente ci relega in basso è che a fronte di una longevità media ( siamo secondi dietro il Giappone) che testimonia di una società avanzata siamo 91esimi ( dietro la Libia per intenderci) rispetto alla percezione dei cittadini di essere padroni delle proprie scelte. In pratica il 61% degli Italiani non si sente pienamente padrone della sua vita.

Dati attendibili? A Bruxelles sono sicuri di sì. Tanto che la Ue, finalmente  pare che non terrà più conto solo del Pil. Infatti  quest’anno introdurrà il Social Progress Index tra gli strumenti statistici per stabilire come allocare i 63 miliardi di aiuti comunitari alle zone più in difficoltà. Mirando gli interventi sulle aree dove c’è più bisogno.

Forse qualcosa si muove

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