A Parigi il sogno di Vali era diventare fare la ballerina professionista ma la povertà nera che trovò in città fu una shock per lei. La città era sconvolta dalla guerra. Non c’era denaro e la vita era davvero dura. Ma piuttosto che tornare in Australia, preferì unirsi alla schiera di ex internati ebrei, zingari, artisti di strada e ladruncoli che campavano nei caffè, sopratutto nella zona del quartiere Latino e di Saint Germain Des Pres, sulla Rive Gauche. Sopravviveva a pane e latte e si portava sempre dietro un coltello per difendersi dai malintenzionati.
In breve tempo la giovane australiana diventò famosa per la sua straordinaria bravura nella danza e per il suo make up. Ma per le autorità lei restava una vagabonda. Nell’inverno del 1952 fu arrestata e in seguito espulsa dalla capitale francese. Allora iniziò a spostarsi in tutta l’Europa, dall’Italia alla Gran Bretagna, al Belgio e, infine, a Vienna, dove conobbe Rudi Rappold; un giovane architetto assetato come lei di libertà ed arte. La coppia girò l’Europa per tre anni, sempre con la polizia alle calcagna, finché Rappold decise di sposare Vali, permettendole di restare legalmente in Francia.
A Parigi, intanto, le cose erano migliorate e la vita artistica era effervescente. Fu in quel periodo che la giovane australiana conobbe scrittori importanti come Jean Paul Sartre, Tennessee Williams, Jean Genet e Jean Cocteau, il quale la intratteneva fino a tarda notte facendole fumare oppio. Ma il vero scopritore del talento pittorico di Vali fu George Plimpton; un celebre scrittore americano che aveva fondato il giornale Paris Review. Plimptonfu il primo a comprendere il talento artistico di Vali, tanto che ne acquistò l’intera produzione artistica e in seguito i due diventarono grandi amici.
Ma Vali nel frattempo era diventata tossicodipendente. Per sfuggire ai pericoli della droga decise di lasciare Parigi e di trasferirsi in Italia con Rudi. La coppia finì per stabilirsi in una zona impervia e intatta di costa chiamata “Il Porto, nei dintorni di Positano. In quel luogo tranquillo e remoto Vali scopriì di provare un grande amore per gli animali e la natura. Iniziò a nutrirli e fabbricò dei rifugi per i gufi, i corvi, gli asini, i maiali, i cani, i gatti, le capre e le volpi. Proprio quest’ultimo animale divenne il suo compagno preferito. Vali trovò un cucciolo di volpe femmina ferito da un cacciatore, la curò e in breve tempo l’animale divenne inseparabile dalla padrona.
Nel 1971 arrivò al “Porto” anche Gianni Menichetti, un artista italiano che da subito iniziò ad aiutare Vali a curare gli animali selvaggi. Dopo anni di lotte con la burocrazia, Vali riuscì finalmente ad ottenere che “Il Porto” venisse riconosciuto come santuario della natura, sotto la protezione del WWF. Vali comunque continuò a spendere ogni centesimo che aveva per la sua grande famiglia di animali. La fama dell’artista australiana era diventata enorme.
Nel 1965, un regista americano aveva realizzato un film intitolato “Vali Myers, The witch of Positano (la strega di Positano) facendo diventare celebre anche la località campana. Ogni tanto, personaggi famosi arrivavano a Positano per conoscere la bella “strega”. Un giorno Vali vide arrivare Marianne Faithfull (una cantante e attrice inglese) con il suo partner; un ragazzino che sembrava giovanissimo e timidissimo. Dopo una lunga chiacchierata, Vali chiese a Mick che lavoro facesse e Marianne rimase parecchio stupita. Il suo fidanzato era Mick Jagger, il leader dei Rolling Stones, ma Vali non ne aveva mai sentito parlare.
Dalla fine del anni ’60, spinta dal crescente interesse verso le sue opere, Vali Myers riprese a viaggiare e si recò a New York, al Chelsea Hotel, dove conobbe molti degli ospiti, compreso Andy Warhol. Vali gli raccontò le sue opere nascevano al lume di una candela (al Porto non c’era l’elettricità né qualsiasi altra comodità moderna). Per realizzare un dipinto lei doveva lavorare per mesi, a volte per uno o due anni. Ciò colpì Warhol, che le suggerì di fare delle riproduzioni a tiratura limitata per rendere i quadri più accessibili agli appassionati d’arte che non potevano permettersi di spendere grosse cifre.
Al Chelsea, Vali conobbe tanti altri artisti e una giovanissima Patty Smith si fece fare da lei un piccolo sul ginocchio come omaggio al capo indiano Cavallo Pazzo. Nel 1995, dopo 43 anni di assenza, Vali tornò in Australia e scoprì di essere una celebrità nazionale. Aprì uno studio a Melbourne e da quel momento fece numerosi viaggi aerei da lì al suo rifugio del “Porto”.
La relazione della donna con Rudi Rappold era finita e l’ultima storia d’amore di Vali fu quella con Gianni Menichetti, il quale continua ancor oggi ad occuparsi dell’oasi naturale de “Il Porto” e a mantenere vivo il ricordo della “Strega di Positano”, scomparsa nel 2003. Le sue ultime parole, quando seppe di avere una malattia incurabile, furono più o meno queste: “Ho vissuto settantadue anni ardenti. Ho conosciuto l’amore ed ho fatto esperienze meravigliose. Non mi è mancato nulla. Immagino che morirò in questo ospedale, ma ciò non mi spaventa affatto. Ogni scarabeo muore, ogni uccello, tutti. Veniamo al mondo e poi ce ne andiamo. È questo il ciclo della vita.”
Oggi, le opere di Vali Myers valgono centinaia di migliaia di dollari.