Alberto Trentini è un cittadino italiano, operatore umanitario, arrestato in Venezuela il 15 novembre del 2024, mentre lavorava per una Ong umanitaria, e da allora in carcere in regime di isolamento.
I motivi dell’arresto sono ignoti l’unica certezza è che è stato subito affidato alle autorità della Direzione generale del controspionaggio militare (Dgcim).
Al momento dell’arresto il suo compito era portare aiuti, in qualità di capomissione della sua organizzazione, ad alcune comunità per disabili sparse in alcuni villaggi del sud ovest del Venezuela.
Da più parti si sostiene che l’arresto si inquadri in una strategia di controllo del dissenso che individua, anche nelle Ong, il rischio di fomentare il dissenso o di compiere azioni di spionaggio.
Del resto il parlamento Venezuelano ha proclamato una legge sul controllo delle Ong (agosto 2024 ed entrata in vigore il 1 dicembre 24) che le Nazioni Unite hanno contestato perché complica la registrazione legale delle organizzazioni umanitarie, imponendo requisiti arbitrari e richiedendo tariffe illegali, che hanno costretto molte ONG a cessare le operazioni nel Paese.
Un’ altra ipotesi lega la situazione di Trentini a quella di Rafael Ramirez, un rifugiato in Italia con lo status di protetto dal diritto internazionale.
Rafael Ramirez è uno dei principali oppositori di Maduro e alcuni osservatori fanno notare come l’arresto di Trentini sia avvenuto meno di due mesi dopo l’archiviazione per Ramirez, richiesta dai PM di Roma e accolta dal Tribunale, delle accuse di peculato e riciclaggio per i pagamenti effettuati ad una società petrolifera.
Ad oggi però si intravede uno spiraglio.
Il prossimo 19 ottobre dovrebbero arrivare a Roma dei delegati del presidente Nicolas Maduro per assistere in Vaticano alla cerimonia di canonizzazione dei primi due cittadini del Venezuela. La speranza è che ci sia un’occasione per un incontro con le autorità italiane.
Negli ultimi tempi ci sono stati dei segnali incoraggianti.
Prima un colloquio in carcere con l’ambasciatore italiano, poi una telefonata con i suoi genitori. La speranza è che questo processo possa sfociare intanto ad un trasferimento del cooperante italiano agli arresti domiciliari.
E’ bene però continuare a supportare Alberto, si può firmare la petizione cliccando qui e seguire la pagina Fb ( si può contribuire ad un digiuno a staffetta) vedi qui