Bristol per viaggiatori

Nella sua poetica Wordsworth, uno dei nomi più celebri della letteratura inglese, era solito trarre ispirazione dalla vita di tutti i giorni, dalle sensazioni tratte dalla quotidianità. Tuttavia, per non farsi trainare da queste, era solito rientrare in uno stato di tranquillità d’animo prima di trascrivere su carta, in un poema, ciò che aveva provato e l’oggetto che lo aveva scatenato.
Allo stesso modo, in questo articolo, vorrei riassumere le mie impressioni sulla città di Bristol, recentemente visitata. A Bristol ci sono finito quasi per sbaglio, non era l’obiettivo del mio viaggio ma per una serie di coincidenze mi sono ritrovato a passarci 5 giorni e la città mi ha piacevolmente stupito.

Ho visitato la città in solitaria, soggiornando in un ostello che utilizzavo soprattutto per cucinare la cena e trovare qualcuno con cui fare due chiacchiere la sera.
Ho visitato Bristol in un periodo di calura, quantomeno per lo standard inglese, che fa quasi sorridere pensando all’attuale temperatura registrata sulla costa toscana, ciò ha sicuramente favorito il mio peregrinare per i vari parchi della città in cerca di fresco. Frequentare i parchi e vedere come sono vissuti giornalmente dai residenti fa sentire subito immersi nella vita locale. Tra i miei preferiti non esito a segnalare il “Victoria Park” (nel quale ho assistito ad una interessante partita di bocce tra alcuni anziani inglesi) e il parco di “Brandon Hill” situato su una collinetta, da cui si gode un bello scorcio della città, e
al cui interno si trova la “Cabot Tower” una torre, sulla quale è possibile salire gratuitamente, da cui si ha un affaccio a 360 gradi sulla città.
Un altro effetto della calura è stata la ricerca di qualcosa di fresco da bere, e cosa meglio di una birra può adempiere a questo compito? Bristol offre una numerosa scelta di pub e luoghi dove fermarsi per una birra, molti ancora “autentici” e non semplicemente catene che vogliono dare l’impressione di essere uno di questi, come comunicatomi da un ragazzo del posto.
Tra quelli che ho visitato credo meritino una menzione il “The orchard Inn” situato nella zona del porto, proprio vicino al murales di Banksy dedicato alla Ragazza con l’orecchino di perla, e il “bag of snail”, un pub molto piccolo, decisamente polveroso ma con 5 gatti ad accogliervi all’interno, alcuni direttamente sdraiati sul bancone.
Una delle attività più interessanti che ho avuto modo di provare all’interno dei pub inglesi è la serata quiz.
Essendo un quiz rivolto a degli inglesi il mio contributo, in termini di utilità, al tavolo a cui mi ero aggregato è stato pari a zero ma è stato comunque interessante prendervi parte.
La serata a cui partecipavo era divisa in 5 round, spesso richiedeva di stilare una top 10 (es. i 10 conduttori radiofonici inglesi più famosi, non da mettere in ordine ovviamente) scrivendo su un foglio fornito dal locale, si partecipa per tavoli, il controllo della domanda viene fatta per tavoli incrociati, ciascuna risposta giusta equivale ad 1 punto, quella sbagliata zero, al termine dei 5 round il gestore del locale controlla i punteggi, ciascun tavolo mette una piccola quota di partecipazione, il vincitore si porta a casa l’intera somma. Il tutto dalla durata di circa un’ora, un’ora e mezzo.
Ciò che mi ha colpito è l’eterogeneità dei partecipanti che copriva lo spazio che va dai giovani adulti agli anziani e il fatto che fosse un’attività di fatto presente in quai ogni pub. La maggior parte dei pub infatti presentava una lavagnetta sull’esterno sponsorizzando la loro serata quiz, spesso posta in un giorno infrasettimanale e, a onor del vero, l’attività mi era stata presentata da alcuni ragazzi del loco come “tipicamente inglese”.
Non voglio soffermarmi sulle attrazioni turistiche di Bristol, facilmente individuabili con una rapida ricerca su Google ma vorrei chiudere spendendo due parole sul quartiere di Stokes Croft, situato subito fuori il centro città, indicato come centro della vita “controculturale” di Bristol.
Se siete amanti della street art vale sicuramente la pena farci una passeggiata, al suo interno, insieme all’adiacente quartiere di Easton, si trovano alcuni dei primi lavori di Banksy (apparentemente originario di Bristol, si possono vedere alcuni suoi lavori anche nel centro città) oltre ad altri murales molto affascinanti.

Il quartiere è costellato di piccoli negozi indipendenti che rubano l’occhio, bar che
organizzano serate di stand up comedy o musica dal vivo e alcuni ristoranti etnici (nel vicino quartiere di Easton ho mangiato dei falafel buonissimi). Se il quartiere si presenta come giovane e dall’aria alternativa, e credo onestamente che valga la pena spenderci una passeggiata, credo sia anche doveroso però parlare dell’altra faccia della medaglia, il fatto che il quartiere presenta un gran numero di senzatetto, qualcuno con problemi di tossicodipendenza che bazzicano quelle zone. Non ci sono aneddoti particolari da
raccontare su questo fronte, qualcuno può approcciarti per chiederti dei soldi, qualcuno può urlare per i fatti suoi ma non mi è successo assolutamente niente di spiacevole, anzi, credo racconti maggiormente la storia di un quartiere che rinasce dal basso da chi ci abita dopo una storia problematica e che non rigetta, nel nome di un famigerato decoro, per vendersi meglio. Credo che il quartiere valga assolutamente una visita, consci di quella che è la sua realtà, che può suggestionare se si viaggia in solitaria o in orari notturni e meno frequentati ma che non è da demonizzare.
In conclusione, credo che ciò che più mi ha colpito di Bristol è la sua dimensione ancora equilibrata tra città abitata dai suoi cittadini e dai turisti che la visitano e l’impressione di visitare non un luna park per turisti ma un luogo dove, anche nelle zone di interesse turistico, in primis ci sono delle persone che ci vivono, secondariamente delle persone che la visitano.
Gli stessi turisti sono ancora in numero limitato, almeno dalla mia impressione durante la visita.
Quando mi sono recato a visitare il ponte di Clifton, presente in foto, alle 11 di un sabato mattina, a scattare questa foto e a godermi questa vista c’ero solo io, gustandomi e contemplando con calma l’oggetto che avevo di fronte, dandomi il tempo di assaporarlo.
Riuscite ad immaginare una cosa del genere con la Torre di Pisa?

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