Buone notizie per l’Amazzonia

L’Amazzonia è il grande polmone del pianeta. i suoi alberi assorbono dall’atmosfera grandi quantità di anidride carbonica (CO2), il principale gas serra, e per questo contribuiscono a contenere il cambiamento climatico.
Molti interessi economici causano comportamenti illegali che mettono a rischio questo patrimonio. Per dare un’idea della vastità del problema basti pensare che nel 2024 una superficie maggiore di quella dell’Italia è andata persa per incendi dolosi.
Molte associazioni e attivisti hanno cercato di organizzare forme di opposizione a queste pratiche e nel 2020 il partito Rete Sostenibilità, con il sostegno di numerose organizzazioni ambientaliste, ha presentato ricorso che ha portato, Il 28 aprile 2025, ad una sentenza molto importante della Corte Suprema del Brasile. Due sono i punti da sottolineare:

1) il governo federale dovrà procedere alla confisca delle proprietà terriere appartenenti a chi si è reso responsabile di attività illecite di deforestazione o di incendi volontari, soprattutto nelle aree dell’Amazzonia e del Pantanal.

2) l divieto di legalizzare a posteriori – le proprietà ottenute con pratiche illecite. Questo significa che chi ha abbattuto illegalmente la foresta per appropriarsi del terreno non potrà più legalizzarlo. Il documento stabilisce inoltre l’obbligo per le autorità statali e federali di promuovere azioni di risarcimento contro i responsabili.

Un aspetto connesso è il Catasto Ambientale Rurale (CAR).Questo sistema permette a chiunque di registrare la proprietà di un terreno tramite autodichiarazioni. Un sistema che ha prmesso a persone e società senza scrupoli , attraverso false dichiarazioni, di intestarsi territori protetti come le riserve indigene, le unità di conservazione o le terre dei quilombolas – le comunità afrodiscendenti tradizionali.
Per questo, Le associazioni ambientaliste, preoccupate per la minaccia concreta che questo sistema costituisce per le comunità locali, chiedono che anche le registrazioni relative ai territori quilombolas vengano cancellate, estendendo così la tutela prevista dalla sentenza anche a queste aree.

La sfida ora è la volontà politica di applicare con determinazione le misure ed eseguire gli espropri, perseguire i colpevoli e, soprattutto, impedire nuove illegalità.
Non sarebbe la prima volta infatti che il parlamento brasiliano si schiera con i potentati economici.
Basta ricordare come nel dicembre 2023 il parlamento, non ostante una sentenza della corte suprema di pochi mesi prima e l’opposizione del presidente Lula, approvò di nuovo Il “marco temporal”, una legge che stabilisce che i popoli indigeni che non possono dimostrare di abitare le loro terre prima dell’ottobre 1988, data della promulgazione della Costituzione brasiliana, perderanno i loro diritti su di esse.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.