Un Giorno di Maggio a Viareggio/2

2 Maggio 1920: Nasce la Repubblica Viareggina

SECONDA PARTE

La Camera del Lavoro prende in mano la situazione. Si convoca un incontro della segreteria, alla quale partecipa anche il deputato socialista Salvatori, che in quel pomeriggio si trovava in Lunigiana per un comizio e rientrò velocemente in auto appena gli venne comunicato dei fatti di Viareggio. Salvatori, vestito di scuro con il cappello grigio a larghe tese e il grosso fiocco nero al colletto, appoggiò il bastone che gli permetteva di camminare più agevolmente al tavolo della riunione. Manifestò immediatamente molte perplessità. Intravvedeva in quella rivolta un ribellismo anarcoide che non avrebbe portato a nulla. Il suo senso politico e la sua intelligenza non potevano spingerlo verso facili entusiasmi rivoluzionari. Già alcuni anarchici inneggiavano alla Repubblica viareggina. Si decise in ogni caso di proclamare lo sciopero generale e prendere in mano la città.

Immediatamente venne redatto un manifesto e dato l’ordine di stamparlo per farlo affiggere durante la notte in tutti i quartieri della città. Nel manifesto si dichiarava lo sciopero generale a oltranza e si spiegavano le ragioni di questa decisione. Venne evidenziato chiaramente che il potere passava nelle mani di un Comitato rivoluzionario che si insediava nel palazzo comunale esautorando tutti gli altri poteri costituiti. Tutte le normali attività della città proseguivano e il Comitato rivoluzionario avrebbe provveduto, attraverso le Guardie Rosse, a far sì che tutto si svolgesse regolarmente senza violenze o soprusi di sorta.

Salvatori sa benissimo che questa scelta è pesantissima e lui se ne assume la parte maggioritaria, pur non essendo convinto della scelta. Ritiene che la situazione sia sfuggita di mano e probabilmente conoscendo perfettamente la realtà nazionale e le lacerazioni in seno al movimento dei lavoratori, sentiva nelle orecchie il suono delle parole di Majakovskij:

“Fermati, come il cavallo che intuisce l’abisso negli zoccoli, sii saggio, fermati”. Ma non si fermò. Non voleva essere né cavallo, né inutilmente saggio e l’abisso era un invito a non lasciar soli i suoi compagni, cercò di dare uno sbocco politico alla rivolta popolare.

I ferrovieri, intanto, bloccano definitivamente il passaggio dei treni. In serata da Lucca vengono inviate truppe a Viareggio. Su autocarri vengono trasportati 50 carabinieri e 40 bersaglieri. Insieme a loro viaggiano il Procuratore del re, il questore e il maggiore Zanardi che comanda i carabinieri.

Scendendo dal Monte di Lucca alle porte di Viareggio, nei pressi di Montramito si accorgono che i rivoltosi hanno già alzato delle barricate e per questo si arrestano. È il questore che dispone questa sosta. Poi, insieme al Procuratore regio e al maggiore decidono di andare a parlamentare con i rivoltosi. Grazie all’intervento del deputato socialista Salvatori si arriva a concordare un incontro con i dirigenti della CdL, gli anarchici e i ferrovieri nella nottata.

Le richieste presentate sono essenzialmente tre: via i carabinieri dalla caserma; no all’invio di altre truppe in città e impunità per i responsabili della rivolta.

Il maggiore Zanardi si rifiuta di ritirare i carabinieri e prometto solamente un’inchiesta su il De Carli; il questore accetta di non far intervenire altre truppe in città mentre per la terza proposta si dichiarano incompetenti a dare risposte.

Mentre è in corso questo incontro i comandi militari decidono di far affluire a Viareggio altre truppe. Inspiegabilmente, visto che i rivoltosi avevano isolato la città anche dal punto di vista dei collegamenti telefonici, i militari possono continuare a parlare via telefono con i comandi di Lucca, Pisa e Livorno. Già alle 21,30 la Divisione militare di Livorno era stata informata dei fatti dalla Prefettura di Lucca che aveva richiesto l’invio di 200 uomini da Livorno.

Un’ora dopo la richiesta arriva via telegramma arricchita di ulteriori e più precisi dati sulla rivolta in corso a Viareggio. E dispone la richiesta ufficiale e scritta di aiuti. La Divisione di Livorno invia 100 soldati agli ordini del colonnello Poppi mentre al colonnello Radda da Pisa viene assegnato il comando di altri 100 uomini dei carabinieri. Il contingente di rinforzo entra in città nella tarda notte, fra le tre e trenta e le quattro e trenta del 3 maggio. Probabilmente penetrano a Viareggio attraverso l’Aurelia e poi dalla pineta di Levante che è la porta d’ingresso da Pisa. Al loro arrivo trovano una città calma e addormentata. Il contingente si distribuisce fra le varie caserme della città. Alla caserma dei carabinieri spettano 65 uomini, 40 agli artiglieri della caserma del Torrione, alla caserma Paolina va la compagnia dell’esercito mentre un piccolo distaccamento viene stanziato presso la stazione ferroviaria.

La notte del primo giorno della nascita di quella che gli insorti definiranno la Repubblica viareggina trascorse serena. Ma la facilità con cui l’esercito e i carabinieri penetrarono la diceva lunga sul grado di attenzione dei rivoltosi alle porte di ingresso della città.

Personaggi

On. Luigi Salvatori, nato a Querceta, non ha ancora quarant’anni all’epoca dei fatti di Viareggio. E’ un intellettuale strettamente legato alla classe lavoratrice.

L’Avvocato, appellato così per antonomasia dagli umili e dagli oppressi è il più popolare degli uomini politici di Viareggio e della Versilia. La sua vocazione rivoluzionaria è più umanistica che rigidamente scientifica. Anche per questo ama intrattenersi con gli operai di cui segue necessità e ansie e non disdegna la convivenza con gli artisti e i poeti anarchici. Salvatori se è sollecitato alla difesa anche giuridica di chi non potrà mai dargli la parcella per la sua prestazione legale non ha esitazioni. Oratore nato, dotato di una voce che desta entusiasmi ha condotto molteplici battaglie sociali con il suo periodico Versilia.

Nel novembre del 1919 è eletto deputato fra le fila del PSI. Luigi Salvatori (1881 – 1946) è una figura di primo piano del PSI e fra i fondatori del PCd’I a Livorno il 21 gennaio 1921.

L’onorevole-ferroviere Policarno Scarabello (Verona 1883-1920) è socialista come Salvatori. Morirà tragicamente il 4 marzo 1923 a Verona, la sua città natale a causa dell’esplosione di una bomba a mano. I socialisti veronesi avevano innalzato sul

pennone del municipio la bandiera rossa in contrapposizione all’ordine dei fascisti locali di mettere il tricolore sabaudo su ogni balcone della città in ricordo della Grande guerra. I socialisti vengono assediati dai fascisti locali e ne nasce uno scontro a fuoco.

Dentro al municipio l’onorevole Scarabello sequestra una bomba a mano a un giovane per timore che esploda accidentalmente. La bomba marca “Sipe” viene riposta in una tasca della sua giacca ma sfortunatamente esplode e uccide il deputato socialista. Fonte: “La Stampa” del 3 maggio 1920

Augusto Morganti di Gio. Domenico e Maria Anna di Augusto Fiore, legittima coniuge, nacque il 2 marzo 1892 alle ore 9 pomeridiane. Fu battezzato da padre Tommaso Stefanini e ebbe come comare Ida Martinelli (di solito quando negli atti di nascita della chiesa figura una sola persona come comare di solito era colei che fu la levatrice ndr). Augusto si unì in matrimonio con Gianni Adelaide di Raimondo e Caterina Franceschi il 3 febbraio 1913 nella chiesa di Sant’Andrea in Viareggio.

La suocera era nativa di Lerici in Liguria.Morganti era già sotto le armi allo scoppio della Guerra mondiale. Fu ferito in combattimento e venne autorizzato a fregiarsi del distintivo d’onore. Si congedò dal corpo dei Bersaglieri con la carica di tenente dopo aver trascorso larga parte dei mesi di guerra in prima linea. In totale trascorse sotto le armi più di 70 mesi pari a quasi 6 anni di servizio. Era un arbitro e collaborava come guardialinee nelle partite del Viareggio. 

A, Genovali

Andrea Genovali è nato a Viareggio nel 1966, e laureato in Scienze Politiche. Ha ricoperto ruoli dirigenziali nella società del Parlamento Europeo IRIS srl, dal 1999 al 2015.

Scrittore e sceneggiatore ha al suo attivo ventuno libri fra saggi storici, narrativa e poesia. Ideatore e presidente di Premi letterari nazionali dedicati alla cultura migrante in Italia, come il Marenostrum di Viareggio per 9 anni e il Prato CittAperta di Prato per 4 anni

Ha operato anche nell’ambito artistico-organizzativo della più antica galleria d’arte moderna privata italiana “La Bottega dei Vàgeri” di Viareggio.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.