L’Isola di Pasqua è un’isola situata al largo delle coste cilene ai più nota soprattutto a
causa dei suoi Moai (grandi busti di pietra che possono misurare fino a 10 metri) ma che
ha saputo attirare l’attenzione degli studiosi a causa della triste fine avuta dalla sua
popolazione.
Nel 2005 Jared Diamon, antropologo statunitense Pulitzer per la saggistica nel 1998,
pubblica il suo libro “Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere.”
Obbiettivo del testo è mostrare i motivi che hanno portato al collasso società del passato e
del presente, intendendo qua come collasso una diminuzione repentina del numero della
popolazione in un arco temporale ristretto. Nella seconda parte del testo viene presentato
il caso dell’isola di Pasqua, isola sulla quale, afferma Diamon, sarebbe stato commesso un
ecocidio. Spiegato in poche parole la popolazione presente sull’isola, giuntavi circa mille
anni prima, avrebbe usato tutte le risorse presenti, abbattendo alberi ed esaurendo le risorse naturali fino a causare gravi carestie che portarono ad una forte riduzione
della popolazione. Al momento dell’arrivo degli europei sull’isola nel 1722 la popolazione
presente era di circa 3mila unità.
Tuttavia i primi studi e le prime mappature attribuivano all’isola una superficie coltivabile
che si espandeva per circa il 20% della sua superficie totale arrivando ad ipotizzare che, al
suo massimo splendore la società dell’isola di Pasqua dovesse contare tra i 17mila e
25mila abitanti. il calo fino ai 3mila era stato quindi ipotizzato come dovuto ad una grave
crisi non solo naturale ma anche sociale.
Nella teoria presentata da Diamon infatti a seguito delle gravi carestie l’ordine sociale
costituitosi avrebbe comportato un grave sconquasso nella popolazione portando alla
disgregazione della società.
L’ipotesi risulterebbe abbastanza spaventosa e profetizzante se volgiamo lo sguardo ai
nostri giorni attuali. Oggi sentiamo molto parlare di uno sfruttamento delle risorse della
terra che va ben oltre le possibilità di quest’ultima e il rischio che il sistema imploda è reale
e concreto.
Tuttavia non tutti sono d’accordo con l’ipotesi di Diamon, anzi, recenti studi si dimostrano
molto critici sulla versione dell’ecocidio.
I nuovi strumenti a nostra disposizione hanno permesso una stima più affidabile della
superficie coltivabile dell’isola mostrando come, le precedenti misurazioni, avessero
sovrastimato, e non di poco questa percentuale.
Secondo le nuove stime infatti questa percentuale sarebbe stata circa 20 volte inferiore
rispetto a quanto stabilito precedentemente. Allo stesso modo, se è vero che il numero di
alberi autoctoni presenti sull’isola si è drasticamente ridotto nel tempo questo non sembra
essere dovuto primariamente a causa dell’azione umana ma a causa dell’introduzione di
un ratto giunto insieme alle prime imbarcazioni sull’isola circa mille anni fa.
I nuovi strumenti hanno permesso una stima più accurata sulla popolazione dell’isola,
questa non sarebbe mai andata incontro ad un reale calo della popolazione, anzi, all’arrivo
degli europei sarebbe stata vicino al suo picco massimo.
Secondo questa visione non solo sull’isola non sarebbe avvenuto alcun ecocidio ma
addirittura staremmo parlando di una grande vittoria dell’ingegno umano, capace di
mostrare capacità di adattamento e resilienza nel sopravvivere e progredire in un luogo
fortemente inospitale per la vita umana.
Ma quindi perché interessarsi ad una disputa tra studiosi attorno alla popolazione dell’isola
di Pasqua?
L’invito è quello di una sospensione della credulità storica per tenere insieme le due
prospettive come se fossero entrambe reali utilizzandone i moniti e gli insegnamenti.
La teoria di Diamon ci ricorda il rischio concreto di un utilizzo estremo delle risorse naturali
e le conseguenze che esso può avere sull’ordine sociale.
La seconda ipotesi invece mette in risalto la capacità umana di adattarsi e vivere anche
nel più inospitale dei luoghi rinvigorendo la fiducia nelle capacità umane dell’adattamento
e nell’ingegno in grado di risolvere anche il più complesso dei problemi.
