Esiste un patrimonio in Italia: i piccoli borghi, i piccoli comuni spesso spopolati in crisi eppure bellissimi.
Ultimamente la strategia, almeno a giudicare dall’intervista del ministro Franceschini del 31 maggio al Corriere della Sera, pare puntare tutto sulla costruzioni di alberghi diffusi.
In questi anni tuttavia si è vista una tendenza, e il blocco imposto dal virus l’ha incrementata, a ricercare stili di vita diversi come per esempio abitare in paesi più salubri, meno congestionati più a misura d’uomo e di bambino.
Una scelta di vita e non solo un investimento economico di un imprenditore esterno anche se illuminato. Non che ci sia qualcosa di male o sbagliato nello sviluppo turistico ma, a parte che per molti casi di alberghi diffusi che hanno avuto successo ve ne sono anche alcuni di fallimento e morte definitiva del territorio ( ad esempio il borgo di Corvara), il problema è che i territori pensati solo per fini turistici diventano spesso finti, in qualche modo artificiali.
Abbiamo trattato spesso il tema della rinascita dei piccoli borghi su Sanza Meta ( la storia di Cantone, del paese di Succiso, di Cerreto Alpi, di Biccari, di Zollino)
Non si tratta di porre in contrapposizione questi modelli ma di porre le basi perché ci siano varie possibilità per tornare ad abitare qui luoghi. Una scelta politica. Una scelta che pareva essere stata compiuta nel 2017 quando fù approvato un fondo di 100 milioni di euro per lo sviluppo strutturale, economico e sociale a favore dei piccoli centri con una popolazione inferiore ai 5 mila abitanti. Un provvedimento che riguarda circa il 70% dei 7.998 comuni d’ Italia
La legge, detta salva borghi, puntava a favorire un sviluppo economico, sociale, culturale e ambientale sostenibile dei piccoli comuni, a promuovere l’equilibrio demografico del Paese favorendo la residenza nei borghi (misure a favore dei residenti nei piccoli comuni e delle attività produttive insediate), tutelandone il patrimonio naturale, rurale, storico culturale,architettonico e, sopratutto, il rafforzamento del sistema dei servizi essenziali.
Da allora però non sono mai stati fatti i decreti attuativi e quindi quella legge è di fatto inapplicata e inapplicabile.
Legambiente nel corso di voler bene all’ Italia, la festa dei piccoli comuni che si è tenuta il 2 giugno 2020, ha consegnato un appello, sottoscritto da numerosi sindaci, al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «La pandemia – si legge nell’ appello – ha posto all’ attenzione di tutti la necessità di ripensare l’organizzazione e la fruizione dei territori e in questo anche il ruolo che i Piccoli Comuni hanno nella tenuta delle comunità.”
Dare, dopo tre anni, attuazione alla legge vorrebbe dire estendere la banda ultra larga, potenziare l’istruzione e i servizi scolastici per le aree rurali, riqualificare gli edifici in stato di abbandono, realizzare impianti di energia da fonti rinnovabili, promuovere l’agroalimentare a filiera corta,e magari realizzare anche strutture ricettive.
Ecco attuare la legge vorrebbe dire non solo dar nuova vita ai piccoli borghi ma far sviluppare l’Italia favorendo l’ambiente e migliorando così la qualità della vita dei cittadini e magari creando un ambiente favorevole allo sviluppo turistico.